Leo Weiczen (Fiume, 9 febbraio 1909 – Milano, 18 settembre 1999) fu giornalista e politico italiano, Nato sotto l'impero austro-ungarico in una famiglia di origine ebraica, il suo nome fu italianizzato in Valiani nel 1927. Avverso al fascismo sin da ragazzo, nel 1928 fu mandato al confino nell'isola di Ponza, dove aderì giovanissimo al Partito comunista d'Italia. Nel 1931 fu condannato a cinque anni di carcere per la sua attività cospiratoria nelle file del Pcd'I. Fuggito in Francia, collaborò al settimanale del partito "Il Grido del Popolo" e al quotidiano filocomunista "La Voce degli Italiani", diretto da Giuseppe Di Vittorio, ma si avvicinò anche ad ambienti marxisti eterodossi e strinse amicizia con Aldo Garosci e Franco Venturi, militanti di Giustizia e Libertà. Ruppe con il Pcd'I dopo il patto Molotov-Ribbentrop, nel 1939, e fu internato nel campo di concentramento di Vernet d'Ariège allo scoppio della seconda guerra mondiale. In prigionia conobbe un altro ex comunista, Arthur Koestler, che divenne suo amico e gli dedicò un bel ritratto nel suo libro La schiuma della terra. Nel 1940, dopo l'invasione tedesca della Francia, Valiani riuscì ad evadere e rifugiarsi in Messico. Rientrato in Italia nel 1943, divenne esponente del Partito d'Azione nel CLNAI, organizzando, insieme a Pertini e ad altri esponenti della resistenza antifascista, l'insurrezione dell'aprile 1945. Dopo la guerra fu deputato nell'Assemblea Costituente e quando il Partito d'Azione si sciolse, si ritirò dalla politica attiva e divenne giornalista. Aderì successivamente (1956-1962) al Partito Radicale e, negli anni '80, al Partito Repubblicano Italiano (come indipendente). Tornato al giornalismo, collaborò con "Il Mondo", "L'espresso" ed il "Corriere della Sera". Fu nominato Senatore a vita nel 1980 da Sandro Pertini. Nel 1954, sottoponendosi ad alcune analisi per capire l'origine dei disturbi che lo affliggevano con intensità crescente, scoprì di avere il diabete che poi si rivelò di tipo 1. "Da allora, controllando la malattia con l'insulina, i farmaci e la dieta, ho vissuto una vita normale, senza particolari limitazioni" raccontò in un'intervista al Corriere della Sera quando aveva già 90 anni. "Solo ora, con l'età, sento il peso della mia condizione: per esempio mi riesce assai difficile viaggiare e anche la vista non è buona".