In un momento libero da quelli che definiamo impegni indilazionabili mi è capitato di sfogliare il grosso volume stampato in lingua francese a Zagabria nel luglio 1946 che s'intitola “Cadastre National de l'Istrie”. Si presenta come edition de l'Istitut Adriatique e si dichiara redatto dopo il censimento del 1° ottobre 1945, del quale censimento peraltro non ebbe notizia chi avrebbe dovuto parteciparvi, ché nel 1945 un censimento, in Istria, sarebbe avvenuto in forma occulta.
È opera dei professori della facoltà di Filosofia Petar Skork e Mirko Deanovic dell'Università di Zagabria e Fran Ramovs di quella di Lubiana. Il lavoro venne consegnato, prima della Conferenza della Pace, alla commissione di esperti per l'indagine etnica sulla frontiera italo-jugoslava.
La mia attenzione disimpegnata è stata richiamata, in questa circostanza, dal capitolo riservato a Isola d'Istria, nel testo definita “Izola”. Prima di essere unita alla terraferma, Isola era stata, come altre consorelle istriane, ciò che la definisce il nome, un'isola, una foglia di terra, ché tale è la sua forma, circondata interamente dal mare. La traduzione slovena non sembra tener conto dell'origine e quindi del significato del suo nome.
Il solo nome di Isola d'Istria richiama alla memoria i suoi periodi storici, fondata da fuggiaschi aquileiesi (i cui discendenti saranno fuggiaschi isolani), oltre cinque secoli di legame con Venezia, la sua caratteristica di centro peschereccio con propri stabilimenti per la conservazione del pesce, il suo vino “Ribola” noto ai tempi del Boccaccio, il suo Duomo di San Mauro, il palazzo Besenghi e le diverse case dei secoli XV e XVI, il suo cittadino più illustre Pasquale Besenghi, poeta satirico, combattente volontario per la libertà del popolo greco, morto a Trieste di colera. Ma il nome di Isola si collega ancor più all'immagine del suo panorama stupendo, quale appare a chi vi giunge da meridione, in ritorno da Pola o da Pirano.
Una lingua di terra, ricca di case pallide, distesa sul mare, una chioma di verde sulla punta, l'insieme circondato d'azzurro, più intenso e vicino quello del mare, più sfumato e impalpabile quello del cielo terso.
È un'immagine che si ricollega a Rovigno, anche lei originariamente isola, con la sola differenza, proporzioni a parte, che mentre Isola giace sul piano, le stipate case di Rovigno si aggrappano le une alle altre arrampicandosi in alto fino ad attorniare il campanile di Sant'Eufemia in sulla cima del colle ripido. Le cittadine dell'Istria, e in particolare Rovigno e Isola, offrono la bellezza ineguagliabile di una linea panoramica pura.
Con l'immagine della città nella mente, ho soffermato lo sguardo sui dati attraenti del libro che avevo davanti: sono dati riferiti a Isola città, “Izola mesto” è precisato nel testo. L'imparzialità dei primi dati è garantita per chiunque dai censimenti austro-ungarici: nel 1880 con il 99,08% di italiani, in quello del 1900 con il 96,36%, nel 1910 infine il 96,94% di italiani. Anche la puntuale cadenza decennale del censimento documenta l'impegno ordinato di una amministrazione ordinata.
Viene indicato, da ultimo, un censimento del 1945, quello di tre filosofi, coi seguenti dati: presenti a Isola 7272 abitanti (6908 italiani, 9 croati, 338 sloveni e 17 diversi). In totale 2061 famiglie: il 95% di italiani contro il 4,65% di sloveni. Non riesce difficile convincersi che il 1° ottobre del 1945 incominciassero ad incrementarsi altre presenze etniche rispetto a quelle dei periodi asburgici.
Segue l'elenco delle famiglie presenti ad Isola nel 1945. Vi è segnato accanto il numero dei nuclei familiari corrispondenti ad ogni singolo cognome. Vi sono, per esempio, 295 famiglie con il cognome Degrassi, 124 Vascotto, 105 Delise. Insieme fanno un quarto della popolazione di Isola, il 25%.
La lettura dei cognomi isolani m ha ricordato non solo alcune conoscenze rispondenti ai singoli cognomi, amici, persone conosciute nelle più diverse circostanze della vita, ma soprattutto un diverso elenco di cognomi, quelli letti sulle croci e sulle lapidi del cimitero di Rovigno. Una melodia dolcissima, ogni cognome un motivo musicale, il riapparire di un volto, di un momento e di un luogo, il susseguirsi di momenti felici e tristi della vita.
È un elenco che non può essere letto tutto di un fiato, tutto di seguito, senza momenti di commozione: ricordare può far male solo a chi ricorda, non agli altri, anche se uno scrittore della statura di Jean Paul Richter ha dichiarato che “il ricordo è l'unico paradiso dal quale non possiamo venir cacciati”.
Gianni Giuricin
COGNOMI PIÙ RAPPRESENTATIVI DI ISOLA D'ISTRIA NEL 1945
295 Degrassi
124 Vascotto
105 Delise
53 Ulcigrai
52 Benvenuti
49 Dudine
46 Chicco
46 Pugliese
44 Carboni
39 Felluga
35 Colomban
35 Depase
31 Dagri
29 Perentin
28 Parma
27 Zaro
23 Drioli
23 Russignan
21 Marchesan
21 Menis
20 Costanzo
20 Deste<
Seguono:
Bologna (18) – Chelleri, Mondo, Troian e Moscolin (16) – Bacci (14) – Goina (13) - Bressan (12) – Derossi, Moratto e Pozzetto (11) – Dellore, Lorenzutti, Stolfa e Viezzoli (10) - Contesini e Pesaro (8) - Gruber, Zanon e Parovel (7) - Prelaz e Ugo (6) - Gubertini e Rocco (5)
tratto dall'articolo pubblicato nel maggio 1976 sul numero 127 del periodico “Isola Nostra”