"La felicidad no es hacer lo que uno quiere, ma amar lo que uno hace"
ovvero
"La felicità non è fare quello che uno vuole, ma amare quello che uno fa"
Ernesto “che” Guevara (1928÷1967)
//parole_chiave/felicità/cosa_significa?
Felicità è un termine polisemico che storicamente ha assunto significati diversi, e su cui non c’è concordanza tra i filosofi. Può indicare, generalmente, uno stato di benessere, che però può essere identificato con lo stato di piacere fisico o morale (Eudemonismo), oppure con la pace interiore, e con uno stato di mancanza di turbamento dell’anima (Epicuro, Stoicismo). Gli Epicurei cercano il “carpe diem”, ovvero afferrare il momento ed essere felici nel presente; gli stoici credono invece che la felicità sia unicamente nella vita futura e, di conseguenza, sono felici quando, in questo mondo, soffrono.
//parole_chiave/felicità/cos’è?
La felicità è un sentimento, un’emozione, uno stato emotivo non quotidiano che solitamente consegue alla soddisfazione di un desiderio. Provoca gioia, piacere, contentezza, soddisfazione, tranquillità, appagamento, divertimento ed anche altro. L’umanità vive cercandola, e prova, o dovrebbe provare, ogni istante a pensare come trovarla. Filosofi, scrittori, poeti e letterati hanno tentato di descriverla, ed hanno posto l'accento sulla sua componente emozionale, come il sentirsi di buon umore, e sull'aspetto cognitivo e riflessivo, come il considerarsi soddisfatti della propria vita.
Michael Argyle (1925÷2002), profondo studioso di questa emozione, scrive nel suo the psicology of happiness (Methuen & Co, London, 1987) che “la felicità è rappresentata da un senso generale di appagamento complessivo che può essere scomposto in termini di appagamento in aree specifiche quali ad esempio il matrimonio, il lavoro, il tempo libero, i rapporti sociali, l'autorealizzazione e la salute”.
Le psicologhe Valentina D'Urso e Rosanna Trentin nel loro Sillabario delle Emozioni (Giuffrè, Milano, 1992) ritengono che “la felicità è anche legata al numero e all'intensità delle emozioni positive che la persona sperimenta e, in ultimo, come evento o processo emotivo improvviso e piuttosto intenso è meglio designata come gioia. In questo caso è definibile come l'emozione che segue il soddisfacimento di un bisogno o la realizzazione di un desiderio e in essa, accanto all'esperienza del piacere, compaiono una certa dose di sorpresa e di attivazione”.
//parole_chiave/felicità/come_trovarla…
Per Al Bano (1943) e Romina Power (1951) la felicità “è un bicchiere di vino con un panino…!”; e per Linus (1950÷2000), quello dei fumetti di Charles Monroe Schulz (1922÷2000), “la felicità è tornare a casa dall'ospedale”, ma questi sono solo esempi leggeri dell’infinita lista di possibili situazioni, o possibili definizioni, di felicità. Già secondo il filosofo cinese Confucio (551 a.C. ÷ 479 a.C.), "la nostra felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta". Per Aristotele (384 a.C. ÷ 322 a.C.) “esercitare liberamente il proprio ingegno, ecco la vera felicità”. Publio Cornelio Tacito (55 d.C. ÷120 d.C.) sosteneva però che “la felicità rende l'uomo pigro”. Jean Jacques Rousseau (1712÷1778) disse: “la felicità? Un bel conto in banca, un bravo cuoco e una buona digestione”. Nachman di Brazlav (1772÷1810), rabbino fondatore del movimento chassidico afferma che “la felicità è come i desideri. Simile a raggi di sole in una stanza buia. Sembrano solidi, finché non provi ad afferrarne uno”. Arthur Schopenhauer (1788÷1860) scrisse che “c'è un unico errore innato, ed è quello di credere che noi esistiamo per essere felici”; ed a completare la sua definizione aggiunse che “per non diventare molto infelici il mezzo più sicuro sta nel non pretendere di essere molto felici”. Victor Marie Hugo (1802÷1885) scrisse che “la suprema felicità della vita è essere amati per quello che si è o, meglio, di essere amati a dispetto di quello che si è”. Secondo Oscar Wilde (1854-1900) “per essere felici bisognerebbe vivere. Ma vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste e nulla più”. Sigmund Freud (1856÷1939) nel 1929 scrisse che “L'uomo civile ha barattato una parte della sua possibilità di felicità per un po' di sicurezza”. Bertrand Russell (1872÷1970) sosteneva che “tutto quel che sapete far bene contribuisce alla vostra felicità”. Dale Carnegie (1888÷1955), psicologo pioniere degli studi sulla comunicazione, scrisse: “Ricorda che la felicità non dipende da chi sei o da cosa hai. Dipende solamente da cosa pensi”. Julius Robert Oppenheimer (1904÷1967), fisico nucleare, disse che “L'uomo stolto cerca la felicità lontano, il saggio la fa crescere sotto i propri piedi”. Per Ennio Flaiano (1910÷1972) “La felicità consiste nel desiderare quello che si ha”. Ed Andrea De Carlo (1952), nel suo libro “nel momento” trova una forma interessante per descrivere la felicità e scrive: “Cosa intendi per essere felici? Non so ho detto. Avevo una corrente che mi attraversava dal basso in alto, mi arrivava alla testa. Ho detto è Essere come si vorrebbe e con chi si vorrebbe e dove si vorrebbe. Ho detto è Non avere bisogno di nient'altro al mondo”.
//parole_chiave/felicità/françois_de_la_rochefoucauld_(1613÷1680)
Uno tra i maggiori generatori di massime scrisse che "non ci vuol molto per far felice il saggio; nulla invece può far contento uno stolto; ecco perché gli uomini nella gran maggioranza sono infelici", ed aggiunse che “non si è mai tanto felici né tanto infelici quanto si crede”, in quanto “la felicità e l'infelicità degli uomini dipendono tanto dalla sorte quanto dal loro temperamento”.
//parole_chiave/felicità/immanuel_kant_(1724÷1804)
Immanuel Kant sosteneva che “La moralità non è propriamente la dottrina del come renderci felici, ma di come dovremo diventare degni di possedere la felicità”, perché la felicità è “lo stato che soddisfa tutte le nostre inclinazioni in estensione, grado e durata”. Implicando, con questa definizione, il nesso strettissimo tra felicità e desiderio, tra felicità e piacere, ma, anche tra felicità e virtù, o tra felicità e saggezza, o tra felicità ed etica, o tra felicità e disagio della civiltà.
//parole_chiave/felicità/hermann_hesse_(1877÷1962)
“La felicità è amore, nient'altro. Felice è chi sa amare. Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa senta se stessa e percepisca la propria vita. Felice è dunque chi è capace di amare molto. Ma amare e desiderare non è la stessa cosa. L'amore è il desiderio fattosi saggio; l'amore non vuole avere; vuole soltanto amare”. […] “Proprio la cosa più piccola, più sommessa, più lieve, il fruscìo di una lucertola, un soffio, un guizzo, uno sbatter di occhi. Di poco è fatta la miglior felicità”. […] “La felicità? - disse il bell'uccello e rise con il suo becco dorato, - la felicità, amico, è ovunque, sui monti e nelle valli, nei fiori e nei cristalli”.
//parole_chiave/felicità/zygmunt_bauman (1925)
Baumann è professore di Sociologia a Leeds e Varsavia, ed è tra i maggiori e più acuti interpreti della contemporaneità. Della felicità dice: “Abbiamo le idee abbastanza chiare sul momento in cui siamo felici. Sappiamo riconoscere quando attraversiamo questa dimensione. Dire cosa sia la felicità è molto più complicato. La felicità è uno stato mentale, corporeo, che sentiamo in modo acuto, ma che è ineffabile. Una sensazione che non è possibile condividere con altri. Ciononostante, la caratteristica principale della felicità è quella di essere un'apertura di possibilità, in quanto dipende dal punto di vista con il quale la esperiamo”.
//parole_chiave/felicità/risposte_chiave…
In nome della libera circolazione delle idee tra tutte le culture abbiamo raccolto spontanee definizioni da attribuire a concetti universali. Riportiamo di seguito, trascritte così come ci sono arrivate, le testimonianze delle persone che hanno deciso di lasciare un segno, scrivendoci cosa ne pensano della felicità…
Corrado, 28, italia: ricerca essenziale di una meta raggiungibile solo in parte.
Dejan, serbia: felicità? Io sono poco felice.-
Goran, 26, serbia, studente: felicità, io sono poco felice, ma io spero non per sempre.-
Anonimo, 20, italia: una chiave.-
Walter, 56, italia, pensionato: quando ti senti in armonia nel posto e con le persone dove ti trovi (ovunque ti trovi).-
Dauda, 29, senegal, occupazione “senza”: dare soddisfazione alle persone.-
Boris, 29, yugoslavia, operaio generico: non esiste.-
Manolis, 22, grecia, studente lavoratore: l’accordo delle cose.-