"che sarà, che verrà, che avverrà" ovvero “il modo migliore per predire il futuro è inventarlo” Alan Curtis Kay
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L’Enciclopedia Zanichelli alla definizione linguistica della voce futuro scrive: “tempo della coniugazione del verbo che generalmente colloca l’enunciato in un momento successivo all’istante presente”. Generalmente? Ci si dovrebbe chiedere, ma sarebbe inutile, perché non ci sarebbe risposta. Il futuro non prevede mai risposte esatte, in quanto è la quintessenza della domanda. Tutte le domande in una unica. Il futuro infatti non esiste. Non ancora almeno! Ed in più è anche molto probabile che non esista in sé e per sé, come entità a sé stante, ma solo se "di qualcosa o qualcuno". Già Agostino d’Ippona (354 - 430 d.C.) vescovo e santo, scrisse nelle Confessioni (397-398 d.C.) che “Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell'anima ("distensio animi"). Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, e il presente è solo un istante inesistente di separazione tra passato e futuro!”.
//parole_chiave/futuro/preoccupa?
Se c’è una preoccupazione che l’umanità fa fatica a scrollarsi di dosso è quella per il futuro. Da sempre. Il nostro passato ci ha dimostrato che l’incognita di ciò che verrà condiziona sempre ciò che avviene. Le infinite millenarie conoscenze ed esperienze umane non sono bastate a risolvere l’enigma, e conoscere il domani rimane ancora la maggiore ansia di ogni oggi. Secondo un libro biblico risalente ai secoli IV-II a.C., il quarto dei profeti maggiori, Daniele, fu deportato a Babilonia nel 605 a.C. ed educato alla corte del re Nabucodonosor semplicemente perché il re sognava cose che nessuno a corte sapeva spiegare ed interpretare, mentre Daniele si dimostrò l'unico capace di spiegare al re i presagi del futuro contenuti nei suoi sogni e divenne così il capo dei saggi babilonesi. Il controllo sul futuro quindi, è inevitabilmente diventato sinonimo di potere, e di conseguenza ogni “potere” mantiene in vita se stesso cercando per quanto gli è possibile di manipolare ed orientare il futuro, magari per poi dire un giorno di averlo previsto in anticipo. Forse è un’elucubrazione folle, forse la semplice chiave per capire che poter svelare il futuro è stato, è e rimarrà il sogno per antonomasia. L’utopia per eccellenza.
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È impossibile scrivere qualcosa sul futuro. Il futuro è il più grande rebus della nostra vita. Il futuro è tutto quello che ci resta. E di conseguenza, il futuro tende all’infinito, come quello che su di esso è stato già scritto. Oscar Wilde (1854-1900) disse: “mi piacciono gli uomini che hanno un futuro e le donne che hanno un passato”. Per George Bernard Shaw (1856-1950), "è sempre difficile fare previsioni, ma è impossibile quando riguardano il futuro". Joseph Conrad (1857-1924) scrisse che “la mente dell'uomo e' capace di qualsiasi cosa – poiché dentro di essa vi è ogni cosa, non solo tutto il passato ma anche tutto il futuro”. Charles Franklin Kettering (1876-1958), inventore rivoluzionario del mondo delle automobili, ha scritto in seed for thought (1949) che “tutti dovremmo preoccuparci del futuro, perché là dobbiamo passare il resto della nostra vita”, ma Albert Einstein (1879-1955) quasi a rispondergli, un giorno affermò: “non penso mai al futuro. Arriva così presto”. Franz Kafka (1883-1924) nei suoi diari, iniziati nel 1910, scrive al lettore: “lascia dormire il futuro come merita. Se lo svegli prima del tempo, ottieni un presente assonnato”. Eleaonor Roosevelt (1884-1963) disse che “il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”, e Clive “jack” Staples Lewis (1898-1963), padre della cosiddetta fantateologia, ha detto che “il futuro è qualcosa che ciascuno raggiunge alla velocità di sessanta minuti all'ora, qualunque cosa faccia, chiunque sia”. Herman Josef Abs (1901-1994), banchiere tedesco, disse che “neanche il futuro è più quello di una volta”. Albert Camus (1913-1960), in the Rebel (1951) scrive che “il futuro è la sola trascendenza degli uomini senza Dio”, e John Anthony Burgess Wilson (1917-1993), il creatore di clockwork orange, nel suo libro 1985 scrive che “quando il nostro modo di pensare e di sentire, e soprattutto il nostro sistema nervoso rifiutano certe innovazioni, vuol dire che il futuro è arrivato e che ciò che si deve fare è mettersi al passo con esso”. James Arthur Baldwin (1924-1987) nel suo nobody knows my name (1961) scrive che “il futuro è come il Paradiso: tutti lo esaltano, ma nessuno ci vuole andare adesso”. Max Gazzè (1967) in la favola di Adamo ed Eva canta che “siamo uomini troppo distratti da cose che riguardano vite e fantasmi futuri, ma il futuro è toccare, mangiare, tossire, ammalarsi d'amooooo o o ore...” , ma Alan Curtis Kay (1940), uno dei padri di gran parte delle filosofie che regolano i nostri personal computer, trova forse la filosofia migliore dicendo “il modo migliore per predire il futuro è inventarlo…”
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Il cammelliere non era un Guerriero, e aveva già consultato vari indovini. Molti gli avevano detto cose giuste, ma altri gli avevano detto cose sbagliate. Finché uno di loro, il più vecchio, e anche il più temuto, gli aveva domandato perché mai egli fosse tanto interessato a conoscere il futuro.
“Per poter agire,” aveva risposto il cammelliere. “E per cambiare ciò che vorrei non accadesse.”
“Allora non sarebbe più il tuo futuro,” aveva replicato l'indovino.
“O forse, allora, io desidero conoscere il futuro per prepararmi a quello che verrà.”
“Se fossero cose belle, sarebbe una piacevole sorpresa,” aveva detto l'indovino. “Se dovessero essere cose brutte, cominceresti a soffrire assai prima che accadano.”
“Voglio conoscere il futuro perché sono un uomo,” aveva insistito il cammelliere con l'indovino. “E gli uomini vivono in funzione del loro futuro.”
[...]
“Mi guadagno da vivere indovinando il futuro per gli altri,” aveva soggiunto [l'indovino]. “Conosco la scienza delle bacchette e so come usarle per penetrare nello spazio in cui tutto è già scritto. Posso leggervi il passato, scoprire quanto ormai è dimenticato e capire i segnali del presente. Quando qualcuno mi consulta, io non leggo il futuro: indovino il futuro. Perché il futuro appartiene a Dio, ed egli lo rivela solo in circostanze straordinarie. E come riesco a indovinare il futuro? Dai segnali del presente. Il segreto risiede solo nel presente. Se presterai attenzione al presente, potrai migliorarlo. E se migliorerai il presente, anche ciò che accadrà dopo sarà migliore”.
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In nome della libera circolazione delle idee tra tutte le culture abbiamo raccolto spontanee definizioni da attribuire a concetti universali. Riportiamo di seguito, trascritte così come ci sono arrivate, le testimonianze delle persone che hanno deciso di lasciare un segno, scrivendoci cosa ne pensano del futuro…
Corrado, 28, italia: messa in pratica dei sogni collettivi;
Dejan, serbia: futuro sicuro più buona io credo!;
Goran, 26, serbia, studente: futuro! Io spero è bello, però io sono non sicuro. Non sai;
Anonimo, 20, italia: ? (è la definizione);
Walter, 56, italia, pensionato: il sapere che oramai il passato non aiuta il futuro;
Dauda, 29, senegal, occupazione “senza”: ? (è la risposta, ndr);
Boris, 29, yugoslavia, operaio generico: passo dopo passo, ogni giorno avanti. Il futuro conviene;
Manolis, 22, grecia, studente lavoratore: sapere che domani qualcosa cambierà.-