Quando la fama e la gloria oscurano la solidarietà disinteressata
Capita, a volte, che il tempo, pur scorrendo inevitabilmente, non sembri passare e che l’evoluzione del genere umano in effetti rallenti o addirittura regredisca.
Capita che il ventunesimo secolo non sia così moderno come sembra e che nel 2006 accadano episodi che sembrano più fatti del medioevo o addirittura della preistoria.
Capita che città moderne, o che aspirano a esserlo, che si candidano per l’Esposizione Internazionale, e si fregiano di essere poli scientifici di caratura internazionale, o punti di riferimento culturale per intere aree geografiche, al loro interno nascondano sacche di povertà, disagio ed emarginazione da impressionare anche i più abituati ad aspettarsi di tutto.
Così, capita che in un rione molto popolare e molto popolato di questa città, i Carabinieri siano costretti a registrare un intervento a casa di una famiglia che vive in condizioni al limite dell’animalesco, per scelta personale o quasi. Una madre e due figli adulti che vivevano tra gli stenti e dormivano in mezzo ai ratti e la spazzatura.
La cosa che lascia più attoniti è che una famiglia con degli evidenti problemi di integrazione nel tessuto sociale è rimasta nel suo limbo per anni ed anni, poi sono intervenuti i Carabinieri e i media, e si è scoperto che “tutti” sapevano di questo caso.
Sia le istituzioni ecclesiastiche, che quelle di sostegno alle famiglie maggiormente disagiate intervenivano con piccoli contributi economici e con aiuti alimentari. Persino i vicini di casa intervistati dai giornalisti del quotidiano “Il Piccolo” conoscevano il caso. Rimane encomiabile l’impegno di chi in questi anni, nonostante tutte le avversità e omissioni, si è occupato di loro, però proprio finché non sono intervenuti i Carabinieri, e quindi il caso ha avuto eco mediatica niente si è veramente mosso.
La cosa più abominevole non è che questi tre individui si fossero scelti l’isolamento e il degrado ma che, ora che il bubbone è scoppiato, tutti affermino di essersene occupati.
Ma allora perché madre e un figlio non sono stati ricoverati prima all’ospedale per curarsi?
Perché l’altro figlio non ha ricevuto prima il sostegno dei psicologi?
Perché il loro ripetuto rifiuto a farsi aiutare non è stato combattuto prima?
Sembra allora che sia vero quello che certi comici o attori satirici dicono da anni, e cioè che se una cosa non passa per tivù e giornali allora non esiste?!
Perché va bene se i giornali e la tv aiutano a risolvere i casi difficili, drammatici della vita, ma un sano prendersi cura del prossimo dovrebbe evitare che si verifichino casi come quello di via Concordia a Trieste, o le migliaia di episodi in cui ci si accorge del vicino di casa morto non perché oggi non è venuto a trovarci come ogni giorno ma perché nel pianerottolo c’è una puzza nauseabonda.
Sembra che ci si svegli solo davanti a una telecamera, o un riflettore.
Pare che tutti siano in corsa per una nomination sui giornali, una targa di marmo in una via, o addirittura per avere un posto da santo in paradiso.
Perché la fama e la gloria personali ormai sembra contino di più della disinteressata solidarietà verso chi ha bisogno.
mauro vascotto