Tratto da IL PICCOLO di venerdì 20 aprile 2012
Cognomi più in voga: incalzati dagli “ic” i Furlan e i Vascotto
I balcanici, serbi e croati, sempre più numerosi in città scalano la graduatoria facendo “concorrenza” ai cinesi
Fate largo, arrivano gli “ic”! Non è il titolo di un nuovo film demenziale d'animazione ma il risultato di quanto emerge da uno studio condotto dal dottor Enzo Caffarelli, docente di Onomastica all'università Tor Vergata di Roma, sulla classifica dei cognomi più comuni a Trieste. La ricerca, che coinvolge tutta la penisola italiana, pone la lente d'ingrandimento sul Friuli Venezia Giulia e per l'appunto sul suo capoluogo.
La storia caratterizzata dall'impero austro-ungarico e la costituzione del porto franco, hanno conferito da sempre un'identità unica al territorio giuliano che è presto diventato un crocevia di popoli e culture improntato su una diversificazione socio-linguistica che mescolava veneti, istriani, fiumani, dalmati e sloveni. Un nuovo, recente flusso migratorio balcanico infatti, questa volta di stampo più palesemente serbo e croato, ha interessato Trieste con un ondata di cognomi a suffisso “ic” o “ich” che stanno stravolgendo le gerarchie onomastiche locali. Tutta gente che si è sistemata nei rioni di Barriera Vecchia e San Giacomo che sono stati rivitalizzati e hanno anche cambiato pelle.
Famiglie come Jovanovic, Milosevic, Nikolic, Markovic passate da poco più di qualche unità a diverse centinaia, costituiscono di fatto i testimoni fisici di questo cambiamento che si struttura sull'intensa diffusione di cognomi a radice balcanica o slava.
Sono invece di origine istriana, i vari Poropat, Coslovich, Peric, i quali devono cominciare ad abituarsi a trovare sul quadro dei campanelli anche nomi come Chen, Lin, Wu e altri dalla fonetica chiaramente asiatica che, gradualmente, si stanno diffondendo su tutto il territorio triestino e nazionale.
Se però l’instaurarsi di cognomi di radice ex-jugoslava, in territorio triestino, trovano la loro giustificazione in ovvi motivi geografici, sorge spontaneo chiedersi quali siano invece le connotazioni storiche che spiegano il manifestarsi di cognomi logisticamente tanto lontani dalla nostra cultura. Poche, probabilmente nessuna se si cerca negli anni antecedenti al 2000.
La ragione bisogna individuarla guardando nell'ultimo decennio, periodo nel quale le “tigri asiatiche” hanno imposto il proprio predominio economico, esportando il loro modus operandi e accompagnandolo ad una particolare predisposizione di sviluppo demografico in tutto il nord Italia. Si pensi che a Milano gli Hu hanno superato i Brambilla, milanesi per antonomasia.
A Trieste invece quelli che ancora riescono a tener testa ai cognomi “di nuova generazione” sono i soliti Degrassi e Vascotto, secondo e terzo posto in classifica, dietro all'irriducibile Furlan, caposaldo dell'identità giuliana.
La situazione si riflette in modo più o meno proporzionale nell'intera regione, anche se i meridionali, in aumento in tutto il nord, nella nostra regione sono cresciuti solo a Trieste e unicamente attraverso gli Esposito, dall'83° al 15° posto.
A essere scavalcati nella Hit Parade dei nuovi cognomi, sono alcune delle famiglie storicamente più radicate nel tessuto cittadino dai Flego ai Cossutta, dai Tamaro agli Ulcigrai.
Non ci sarà da stupirsi se fra 50 anni le nostre pronipoti si chiameranno “Giulia Vascotto in Chen” o “Alice Furlan in Milosevic”, tutte le strade conducono a Trieste, città fulcro di un via vai di popoli, lingue e culture che non accenna ad arrestarsi.
Sebastiano Blasina
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