Capitolo 1- Andando a Cuba
Marco Polo, lunedì 26 febbraio 2001. Sembra impossibile, ma ogni volta che io me ne vado in giro per il mondo ho nel cuore una donna diversa. È sempre stato così. Ogni vigilia di partenza della mia vita mi ha lasciato un unico viso da pensare per tutto il viaggio. Un unico nome da sognare. Un'unica cartolina da scrivere. Un unico indirizzo cui spedirla. Sempre. Ad ogni vigilia di partenza capitava un qualcosa con una qualche donna che finiva per impigliarsi nelle trame della mia mente, e accompagnarmi nel vagabondare. Ogni volta una donna diversa era diventata parte integrante del mio bagaglio mentale per il viaggio, ed ogni volta, al mio rientro, tutto era svanito in un incrocio di molteplici impossibilità. Con gli anni ho capito che tempo e lontananza sono i più efficaci, se no addirittura gli unici, smacchiatori per amore in circolazione. Questa volta invece, vado via che la trama del "nonsipuòfare" è già stata ordita prima della mia partenza. Già so che è no, che con la donna che mi accompagnerà in questo viaggio non si può fare, ma chissà che proprio questa volta, questa volta che comincia tutto con un non si può fare, non sia la volta buona.
Charles de Gaulle, lunedì 26 febbraio 2001. L'acqua di Parigi è strana. L'aspirina che mi sono appena preso per evitare noie da volo prolungato nel sangue, non ha sapore, così il gusto classico dell'acetilsalicilico crucco è stato totalmente coperto dall'untuosità di un'acqua gallica incredibile. Sarà potabile? Come è tradizione il volo per L'Avana ha già quindici minuti di ritardo. Qualcuno aveva forse sperato che andasse altrimenti? Una rossa americana mi ha puntato! Con a disposizione un'intera sala d'attesa mezza vuota, si è venuta a sedere accanto a me. Mai topmodel, sia chiaro, però questa è carina. Salopette jeans sporco e maglietta rossa quasi quanto i capelli. Non sono Jimmy Dean, quindi mi sfugge perché si sia venuta a sedere sulla poltroncina proprio qui vicino. La scena passa inosservata al mondo intero. Infatti siamo circondati solo da coppie, e sembra quasi che pure noi lo siamo. Magari la rossa americana lo ha fatto proprio per questo. Per sentirsi in coppia in mezzo ad un esercito di sposini pieni di voucher per viaggi di nozze todo incluido, di coppie di cazzi, o di fighe, affamati di carne cubana, e di coppie che hanno già saziato quest'atavica fame, e portano al collo marsupi con bambini mulatti, che un giorno parleranno milanese, romano, napoletano o trevigiano. La rossa americana ed io siamo gli unici due single in attesa di quel volo. Magari anche in tutto l'aeroporto. Gli italiani in giro per il mondo puzzano d'Italia lontano un miglio. È difficilissimo vederli in viaggio da soli. Viaggiano sempre almeno in coppia. La rossa americana continua a far mostra di se e delle sue forme. Mi pare inequivocabile che lo faccia esclusivamente per me. I turisti del sesso sono più di quanti immaginassi. Molte più donne del previsto. Non solo "tecie" dal successo sessuale precluso in Italia; ma anche veri e propri bocconcini dall'aspetto molto sportivo. La maggior parte però sono ancora maschi. Li vedo che si stanno mentalmente già lustrando la cappella, ed oliando i profilattici. Nella rosea previsione che se li siano portati. Se poco poco ho pensato al sesso, ora mi parrebbe di contribuire a questa gara per chi se ne scopa di più. Fumo una Royal Legeres. È quello che passa il convento da quando ho deciso di non avere sigarette con me. È una sigaretta francese. Forte pur essendo legeres. Adatta al momento. La donna che mi accompagnerà nel viaggio dorme ancora nelle pieghe della mia materia grigia.