Siciliano di nascita, Bergamo era la sua città di adozione che amava come amava la sua Schilpario, dove si ritirava per lunghi periodi. Paolo Impellizzeri ha speso tutta la sua vita nei quotidiani. In città era giunto giovanissimo, accompagnando il papà, dipendente statale. Si era iscritto al liceo classico e, ventenne, aveva iniziato la carriera di giornalista all'allora «Giornale del Popolo». Da lì, nel 1962 era passato al «Giornale di Bergamo» divenendo professionista nel 1967, quindi a «Bergamo Oggi», al «Giornale di Bergamo Nuovo» e ancora a «Bergamo Oggi». Successivamente il sindaco Giorgio Zaccarelli lo volle come addetto stampa, solo una parentesi prima di approdare a «L'Eco di Bergamo», nel 1990. Qui svolse vari ruoli, ma quello che gli diede sicuramente maggiori soddisfazioni fu la responsabilità delle pagine culturali e degli spettacoli. Il cinema, la musica jazz, il teatro erano del resto le sue passioni che coltivava con rigore. Non da meno la lettura, come testimoniano le centinaia di volumi stipati nella biblioteca di casa. Nonostante il carattere inflessibile - memorabili alcune sue sfuriate nei corridoi del quotidiano - riusciva a mantenere con tutti un rapporto cordiale e improntato sulla massima stima. Intelligente, arguto, profondo conoscitore della città, la sapeva guardare con occhi disincantati, riuscendo spesso a coglierne gli aspetti più nascosti, che spesso sfuggivano ai più. Paolo Impellizzeri se n'è andato lunedì mattina, 17 maggio 2010, a 66 anni, forse a causa delle complicanze di un diabete troppo trascurato.