Isola d'Istria
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"...alle falde di questa valle (?) lambita dalle false onde, s'alza entro del mare in mezzo alli due Promontorj uno scoglio di figura quasi ovata, e di giro un lungo miglio, il quale serve di base alla terra, denominato Isola dal sito isolato, in cui sen giace. Chi ne fossero i primi fondatori, diversamente ne scrivono gli Historici. Leandro Alberti l'attribuisce agli Istriani, allorchè intorno al 550 d.C. la Provincia fu da gl'Hunni miseramente desolata..."

Isola d'Istria, Trattoria all'Oriente, uno dei festaggiamenti dopo l'Oro Olimpico nel canottaggio di Amsterdam del 1928 (proprietà Walter Pohlen)

Antonio (Tonin) Vascotto ciciola nel 1987 aveva pubblicato il suo libro “Voci della parlata isolana”, “in devoto omaggio a Isola d’Istria” come era riportato nella copertina. In appendice aveva elencato tutti i “soranomi” isolani (noti e meno noti), preceduti da questo breve racconto in rigoroso dialetto dove aveva inserito, in carattere neretto, alcune decine di questi soprannomi. Alcuni di questi sono simpatici, pittoreschi, altri indifferenti e senza un preciso significato, alcuni anche un po’ pesanti o sconvenienti. Ma rimandano l’immagine di una vita povera e semplice nel nostro paese in un’epoca – come ricorda sempre Vascotto – in cui nessuno era veramente suscettibile quanto al proprio soprannome.

 

UN’ANAGRAFE NON UFFICIALE:
I NOSTRI “SORANOMI”

La Maria de legno se alsa al’alba, e la pensa de far pal suo Momi una bona manèstra, una mesalana coi capusi e qualche fasiol, con quel bon gusto de garbo. Ma prima la va a messa, e co’ la torna la incontra Ilario dela marineta, che iera stà la note a pescar col caicio. La ciol duto quel che a ghe ga dà: bòbe, una bòsega, un ragno, dei barboni, un bel folpo, un grosso guato sàlo, parfin qualche garùsa. Lù ghe conta che co’ a sé andà par mar la sera prima iera bonàsa e un poco de caligo, po’ sé vegnù una bava de vento e ala fin un lisier borìn, e a ga possù tirar su le nasse e anca pescar; iera anca de quei che pescava a tràta e cole coce.
Con duta la roba che la gà, ala dona ghe vien voia de far un bòn tocio, un brovetùso, e condir po’ quatro bigoli. La impisa el fogo coi fraschi, che i sé umideti e i fa fumi e qualche falisca.
Prima de meterse a cusinar la va a ciamar el fio. La camera sé scura, e alora la impisa una candeleta, ma Momi no se movi, a no versi i oci, le sue rece no le senti i sighi dela màre; ela lo scassa e lù dir: “Stago mal, go come una tremariola. No far ‘sto bacàn, ‘sta cagnara!”
- Va là, cagòn, no te me ciapi de meso, chi sa che caregheta che varè fato ieri sera; te varà bevù un bucalòn de vin, magari anca aquavita! Te son una sùca svoda! E po’ la matina te dormi come ‘na talpa. Ma a mì no te me conti gnanca una flocia, non son miga lele!”.
- Te giuro, mama, che no ‘vemo bevù. Semo ‘ndai in campeto de Manasse, e ‘vemo trovà una grande fighera de bianchi, bèn fati. La ‘vemo netada duta, no sé restà gnanca un figheto, anca perché Gigi ga vossù impinirsene un bàlego. Ma co’ stemo finindo, sentimo che come una bomba riva el paròn. In furia se ‘vemo dà ala fuga, la nostra fortuna sé stada la nòte fonda e le gambe bòne. A casa dopo me sentivo cussì sgionfo che gò dovesto molàr duti i busi dela cintura e calarla soto el buligo.
- Gò capì, sè boni de far solo robe de chebe. Bòn, se te staghi mal no’ te varà voia de magnar sta matina. Ve vò prontà un pignatùso de cafè cola late e ‘na fregoleta de pinsa co’ una frìtola.
- Ma no, mama, magnarò. E no stà a vardarme de storto, te son come una tarma! Sa cos’che me piasese? Una feta de quel bòn parsutìn crudo che pica in cusina, co’ un gioso de butiro sora de un tocheto de pan, e se sè do patatine frite.
La mare la va via fasendo finta de eser rabiada, ma la ghe vol tanto ben a ‘sto fio unico, vedova come che la sé, che la ghe dà duto quel che a vòl.
E la ghe fa quel bon pranso che disevo, badando ala tecia con amor... e meti una prèsa de sal, e serca se va ben, e prepara rucola e radicio in salata. A mesogiorno lu se imbacia dele bone robe che la Maria de legno ghe gà prontà, ma a no ghe dir gnanca un grasie. Pecà, ela bona come un panbèlo, lù invese un fio sensacuor!

Antonio Vascotto

tratto dall'articolo pubblicato il 15 giugno 2008 sul numero 373 del periodico “Isola Nostra”

Tabelle dell'andamento demografico a Isola d'Istria
dal 1581 (fonte Morteani) al 1940 (fonte archivi comunali)

anno 1581 1595 1740 1766 1803 1823 1827 1831 1838
abitanti 3.000 1.490 2.195 2.286 2.600 3.000 3.205 3.340 3.472
 
anno 1840 1841 1844 1845 1846 1854 1861 1863 1869
abitanti 3.552 3.623 3.672 3.690 3.720 4.156 3.940 4.068 4.192
 
anno 1840 1841 1844 1845 1846 1854 1861 1863 1869
abitanti 3.552 3.623 3.672 3.690 3.720 4.156 3.940 4.068 4.192
 
anno 1871 1887 1896 1903 1904 1905 1906 1914 1940
abitanti 4.372 5.100 6.233 6.603 6.792 6.790 7.006 7.710 8.046
 
crescita demografica a Isola d'Istria dal 1581 (fonte Morteani) al 1940 (fonte archivi comunali)
grafico della crescita demografica a Isola d'Istria dal 1581 (fonte Morteani) al 1940 (fonte archivi comunali)
 
 
 
 
1869 12 31 repertorio cittadino distretto pirano WEB

Gli abitanti di Isola d'Istria nel censimento del 1869

 
Questo interessante documento, inviatoci da Vienna dall'amico Giorgio Penzo, è il “Repertorio Cittadino” di Trieste, Gorizia, Gradisca e dell’Istria, redatto dall’Imperial-Regia Commissione Centrale di Statistica di Vienna con i dati del censimento del 31 dicembre 1869. A pagina 22 troviamo i dati relativi al distretto giuridico di Pirano, da cui dipendevano le comunità di Isola d'Istria (con Corte) e della stessa Pirano con Castelvenere, Padena e Salvore. I dati erano preceduti da quelli relativi al distretto di Pinguente e seguiti dal distretto di Cherso.
Come si evince dalle statistiche riportate, la popolazione di Isola d'Istria, comprensiva del suo circondario, risulta nel 1869 di 4.677 unità (colonna 4), di cui 2.412 maschi (colonna 2) e 2.265 femmine (colonna 3). Escludendo invece il circondario, la popolazione di Isola d'Istria risulta di 3.964 unità. La prima colonna invece considera il numero delle case di abitazione (742 in totale).
Tutto il “Repertorio” è ovviamente redatto in tedesco, lingua ufficiale dell’Impero, ma i nomi delle singole località sono riportati nelle rispettive lingue locali.
 
tratto dall'articolo pubblicato il 15 giugno 2010 sul numero 381 del periodico “Isola Nostra”

 

Sul sito www.istrianet.org è presente una tabella con dei dati un po' difformi rispetto a quelli ricavati dal Morteani e dagli archivi comunali e per giunta poco omogenei, ma che per completezza di informazione riportiamo in questa pagina.
 
anno abitanti italiani sloveni altri
1880 4.448 99,08% 0,56% 0,36%
1890 4.896 98,96% 0,12% 0,92%
1900 5.517 96,36% 0,36% 3,28%
1910 6.101 96,94% 0,65% 3,51%
1945 7.272 95,00% 4.65% 0,35%
Isola d'Istria dalle alture di Saletto

"...alle falde di questa valle (?) lambita dalle false onde, s'alza entro del mare in mezzo alli due Promontorj uno scoglio di figura quasi ovata, e di giro un lungo miglio, il quale serve di base alla terra, denominato Isola dal sito isolato, in cui sen giace. Chi ne fossero i primi fondatori, diversamente ne scrivono gli Historici. Leandro Alberti l'attribuisce agli Istriani, allorchè intorno al 550 d.C. la Provincia fu da gl'Hunni miseramente desolata..."

“...Isola non vanta una grande storia. La storia universale non la conosce, la geografia molte volte la dimentica; anche la storia dell’Istria non la mette in grande rilievo, altre cittadine le stanno davanti.

Eppure per noi Isola, il nostro umile Paese, ha la storia più grande, più bella e luminosa, perché è la nostra storia, la storia di ognuno di noi. La città più famosa del mondo non saprebbe dire al nostro cuore quello che ci sa dire il nostro Paese. Le sue case ci dicono dove siamo nati, ove siamo cresciuti nel calore delle nostre famiglie; le contrade risuonano ancora dei canti gioiosi, delle voci argentine della nostra fanciullezza innocente, le scuole ci ricordano i primi passi del nostro sapere, la Casa Comunale porta scritta la storia della nostra vita civile, i campi sparsi nella valle e sulle colline sono ancora bagnati dei sudori della nostra gente, le fabbriche, le officine, i negozi, i luoghi di lavoro testimoniano ancora la vita operosa ed industriosa del nostro popolo buono; il mare, che stringe Isola come in un abbraccio fraterno, ricorda i nostri pescatori, il loro amore al dovere, molte volte pagato con il sacrificio della vita.

Tutto a Isola parla al nostro cuore. Se i sassi avessero una bocca, anche i sassi parlerebbero e racconterebbero la nostra storia. Né gli uomini, né il tempo potranno mai cancellare questa storia, la nostra storia.

Tratto da una breve omelia pronunciata da monsignor Salvatore Degrassi durante una Santa Messa e pubblicata da Antonio Vascotto – a mo’ di prefazione – al suo libro “Ricordando Isola”

 

isola d'istria

Così si descriveva Isola d'Istria, il paese natale dei miei avi paterni, e molto probabilmente anche il sito in cui è nato e si è sviluppato il cognome.

Quando ho cominciato, nel 1978, Isola d'Istria era ancora governata da uomini che poco gradivano questo tipo di ricerche.

venerabile ufficio parrocchiale isola d'istria

In Parrocchia ad Isola d'Istria sono rimasti pochi libri.

Il censimento dei documenti e degli atti storici della neonata Repubblica Slovena che ha fatto il governo di Lubiana ha portato tutti i libri dei battesimi, tranne quello che copre il periodo dal 1506 al 1527, all'Archivio Vescovile di Capodistria, dove dopo diffidenza e sospetto si sono dimostrati molto disponibili e gentili.

Gli altri dovrebbero essere ad Isola, ma sono costretto ad usare il condizionale perché personalmente ne ho visti ben pochi...

caro padre!

Stesso tipo di sospetto, diffidenza e poca collaborazione le ho incontrate all'inizio delle mie richieste per visionare il materiale rimasto ancora ad Isola. Ristagna all'Ufficio Parrocchiale un fastidio cronico ad avere qualcuno che "spulcia gli archivi", ma dopo insistenze e chiarimenti c'è stata anche la loro disponibilità.

L'accesso ai dati è sempre stato complicatissimo.

Un tempo per colpa della guerra fredda, oggigiorno per colpa del contrario, per la tutela della privacy, per la cronica indisponibilità del Signor Tale, del Signor Talaltro, o per mille altre motivazioni.

Il Documento anagrafico più antico che ho visto è il libro dei battesimi registrati risalgono al 1506... del pregresso molto è andato distrutto o perso, mentre altro è disperso, e forse questo censimento operato dal Governo di Lubiana riuscirà a ritrovare...

decreto 10739 del 10 giugno 1820 sui matrimoni - fronte

decreto 10739 del 10 giugno 1820 sui matrimoni - retro