Monica Priore è una nuotatrice nata a Mesagne (Brindisi) il 4 febbraio 1976. All'età di 5 anni le viene diagnosticato il Diabete di tipo 1. Lo sport è sempre stato la sua "cura". In un'intervista al Corriere delle Sera ha detto: «A 11 anni ho iniziato a giocare a pallavolo: più il medico mi diceva che non era l'attività giusta per me, perché bruciavo troppi zuccheri troppo in fretta, più mi intestardivo a continuare. Per partecipare alle gare, però, avrei dovuto avere il certificato per l'attività agonistica. Nessuno voleva assumersene la responsabilità, io ero sempre più delusa e arrabbiata. A 17 anni sono entrata in piscina.». Non ne è più uscita, anche se per accedere alle prime gare ha dovuto "barare": «Ho sostenuto la visita per il certificato agonistico senza dire al medico del mio diabete. L'ho ottenuto e il medico mi ha fatto perfino i complimenti: non sono fiera di aver nascosto la malattia, ma era l'unico modo per combattere i pregiudizi. Qualche anno fa era praticamente impossibile trovare un diabetologo che desse il via libera per l'attività agonistica, lo sport era considerato tabù». Oggi il certificato di Monica porta anche la firma di un diabetologo e i suoi successi sono serviti a rassicurare molti, dimostrando che anche un diabetico può gareggiare. E vincere! Alla sua prima competizione regionale Monica si è aggiudicata un bronzo e oggigiorno disputa dieci, dodici gare all'anno contro atlete "normali" che spesso restano dietro di lei. «Il diabete non è un limite» dice sempre, e lo ribadisce forte e chiaro a suon di imprese sportive. «Competere sullo stesso piano di tutti è stata la mia rivalsa sulla malattia. Poi ho iniziato a pensare che dovevo fare qualcosa per gli altri, per dar loro la stessa forza che ho trovato io in me stessa». Così il 21 luglio del 2007 ha attraversato a nuoto lo Stretto di Messina. Nel 2010 ha compiuto un'impresa che la maggior parte di noi, con o senza diabete, non sarebbe capace nemmeno di immaginare: andare a nuoto da Capri a Meta di Sorrento. Venti chilometri di bracciate coperti in circa sette ore. La traversata più lunga mai tentata in Europa da un diabetico. Un tratto di mare quasi cinque volte più lungo dello Stretto di Messina. Negli occhi dei tanti diabetici che sono arrivati da tutta Italia a sostenerla e festeggiarla c'era gioia perché l'impresa di Monica è la prova tangibile che un diabetico è davvero come gli altri, anzi può perfino osare dove solo i super-atleti hanno successo. Sentirsi in grado di vivere una vita "normale" infatti non è così scontato, per chi si trova alle prese con iniezioni quotidiane di insulina, misure della glicemia, conte dei carboidrati. «Non esiste un diabetico che accetti serenamente la diagnosi. Ancora oggi c'è chi si lascia morire perché rifiuta l'insulina: l'anno scorso [2009 n.d.w.] è accaduto a tre ragazzini. Di fronte a tutto questo e ai pregiudizi insensati che ancora ci circondano e ci rendono la vita difficile, nello sport ma anche sul lavoro, io mi arrabbio oggi come ieri: è per questo che mi impegno nelle mie traversate. Io non sono superman: ho le crisi ipoglicemiche, mi devo controllare la glicemia 12 volte al giorno. Ma ho imparato a conoscere e a gestire la mia malattia e non permetto che sia lei a prendere il sopravvento sulla mia vita».
Guarda il servizio della traversata Capri-Sorrento: