Angelo Licheri, di professione tipografo, era il volontario che a Vermicino il 12 giugno del 1981 si calò in un pozzo artesiano profondo 80 metri e largo appena 30 cm in cui era caduto il piccolo Alfredo Rampi - per tutta l'umanità semplicemente Alfredino - di appena sei anni, per tentare di riportarlo in superficie.
Poco prima della mezzanotte di quel venerdì Licheri raggiunse Alfredino ma non riuscì a infilargli l’imbracatura in quanto il corpo del bimbo era stato reso scivoloso dal fango.
Il bambino stava ormai soffocando per il fango e le tante ore trascorse nel pozzo.
Licheri tentò l’impossibile: rimase a testa in giù per 45 minuti, più del doppio del limite previsto.
Per sette volte Alfredino gli scivolò via dalle mani.
Quando Angelo tornò su dal pozzo era in evidente stato confusionale e aveva ferite su tutto il corpo.
In una intervista realizzata dal giornalista Oliviero Marchesi per il settimanale Dipiù, Angelo Licheri racconterà "Anche se ero un padre di famiglia (una moglie e tre figli n.d.w.) decisi di rischiare la mia vita per salvare quella di Alfredino... Mi calai a testa in giù in quel pozzo strettissimo, lottai contro un inferno di pietre e fango nel vano tentativo di salvarlo... Provai a tirarlo fuori, ma non ci riuscivo. Dopo tanti e vani tentativi mandai un bacio al piccolo e risalii piangendo".
Il 24 marzo 2011, il ministro dell'Interno Roberto Maroni e Walter Veltroni si sono recati presso la casa di cura San Raffaele di Velletri e hanno consegnato ad Angelo Licheri - che a quel tempo versava in gravi condizioni di salute a causa delle complicanze del diabete - un assegno di 10 mila euro, erogato dall'Associazione Nazionale Vigili del Fuoco in segno di riconoscenza e stima per la tentata impresa di Vermicino.
Angelo si è spento il 18 ottobre 2021 e all'età di 77 anni ha finalmente potuto raggiungere il piccolo Alfredino Rampi.